Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

venerdì 27 febbraio 2009

Contributi 9 - Prima Domenica di Quaresima

La vita è un arcobaleno sulle nubi del dolore
Domenica 1 marzo 2009, I Domenica di Quaresima / B
di padre Angelo del Favero*
ROMA, venerdì, 20 febbraio 2009 (ZENIT.org)
“In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: 'Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo'” (Mc 1,12-15).

A differenza di Matteo e di Luca, l’evangelista Marco non racconta le tentazioni di Gesù, a tu per tu nel deserto con Satana. L’omissione permette a Marco di concentrare in tre parole un carico immane: “tentato da Satana”!
Come se il Pronto Soccorso fosse stato avvisato dall’ambulanza in questi termini: “arriviamo con un uomo caduto dal decimo piano”; oppure: “...travolto fino a valle da una valanga”.
L’uomo è dunque avvisato. Non creda di avere a che fare solo con se stesso, e gli altri, nel combattimento spirituale: il solito orgoglio, l’egoismo della natura, la fragilità dei sensi… L’avversario è Satana.
Solamente per “quaranta giorni”? No, i quaranta giorni non sono la durata del combattimento, ma dell’allenamento. Il combattimento dura quanto la vita intera. Ora, nessuno che intenda vincere un avversario lo affronta senza aver cercato di conoscerne la forza, la strategia, le astuzie e i punti deboli.
Perciò, nonostante siano vere queste rassicuranti parole di un monaco esperto: “La Quaresima non è un tempo di castigo, ma di guarigione. V’è senza dubbio gioia e letizia nel digiuno e nell’astinenza del cristiano, il quale mangia e beve di meno affinché la sua mente possa essere più chiara e ricettiva, più pronta ad accogliere il sacro nutrimento della Parola di Dio che la Chiesa annuncia e medita nella liturgia di ogni giorno del periodo quaresimale” (T. Merton, Tempo di celebrazione, p. 97), è necessario ascoltare quelle inquietanti di un altro grande combattente spirituale: il Papa Paolo VI.
Così egli parla di Satana in una catechesi del 15 novembre del 1972: “Il demonio è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. E’ l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo. E’ lui il perfido e astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.
La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica? E quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?
La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del maligno sembrano talora farsi evidenti. Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente - Eluana! -, dove l’amore è spento da un egoismo freddo e crudele – Eluana! –, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle, dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito,- Eluana! - dove la disperazione si afferma come l’ultima parola, ecc..
Altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre all’azione del demonio? Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato, ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura di un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (cfr Rm 13,12; Ef 6,11.14.17; 1Ts 5,8).
Il cristiano deve essere militante; deve essere vigilante e forte; e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio “nella preghiera e nel digiuno” (Mc 9,29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: 'Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male'” (Rm 12,21; Mt 13,29).
Su questa stessa linea si trova anche il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2009: “Poiché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze, il digiuno ci viene offerto come un mezzo per riannodare l’amicizia con il Signore. Il vero digiuno è finalizzato a mangiare il “vero cibo”, che è fare la volontà del Padre”.
La prima lettura di oggi traduce e concentra questi pensieri in una sola parola, una sola immagine, quella dell’arcobaleno: “Dio disse: questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra” (Gen 9,12-13).
L’arcobaleno è uno spettacolo meraviglioso, che lascia incantati a guardarlo. E’ significativo il fatto che lo possiamo ammirare solamente sullo sfondo di nubi tanto basse, nere e turbolente da far accendere i lampioni delle strade come di notte. Eppure, mentre una giornata serena ci dona quella bianca luce che tutto illumina e fa risplendere, la tempesta che si scatena sulle case e nella campagna, assieme all’arcobaleno ci dona di più: la luce stessa del giorno scomposta nei colori che la costituiscono invisibilmente.
Ce ne viene uno stupore ed una gioia che la pura luce bianca non può dare, simile alla differenza tra una nota sola e le sette note con le quali si compone la musica. Ed ecco il rasserenante messaggio: proprio quando sembra andarsene la luce della vita e tutto piomba nel buio del dolore e del non-senso, viene generata e manifestata, alla luce della fede, la sovraeminente ricchezza della vita, visibile solo allo sguardo che fissa Gesù. E’ Lui “La Luce”, è Lui l’ “Arco sulle nubi”, che non sta lassù, distaccato dalla terra, ma quaggiù, in mezzo a noi, assieme a noi nelle tempeste della vita.
Sì, l’arcobaleno non è soltanto un simbolo della nostra esistenza, tanto dolorosamente segnata da quella sofferenza che addensa le sue nuvole nere sul capo di tutti, ma indica il dono della fede, offerto a tutti coloro che levano il capo per riconoscere l’esistenza del Dio dell’alleanza, il Dio-Amore che “ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo noi stessi consolati da Dio” (2 Cor 1,4).
Il segno quaresimale della cenere sul capo, non è un richiamo alla morte, ma alla vita. La cenere è nera come le nubi della tempesta, ma anch’essa nasconde ed indica l’arcobaleno luminoso della vita, poiché è segno a sua volta della brace che ricopre nel camino, e che mantiene capace di riaccendersi in fiamma viva.
La mortificazione esteriore dell’imposizione della cenere sul capo chino, sta a significare che se ci sottomettiamo umilmente a Dio, accettando e facendo la Sua volontà, “permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e la sete di Dio”(Benedetto XVI, idem). ****
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* Padre Angelo, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

Contributi 8 - La cultura cattolica deve influire nelle industrie di formazione culturale

Intervento del prof. Jeffrey J. Langan alla Pontificia Università della Santa Croce

ROMA, venerdì, 27 febbraio 2009 (ZENIT.org).- "Vi è bisogno di una cultura cattolica che possa influire in qualche modo sul processo di finanziamento, produzione, e distribuzione di notizie, informazione, arte, spettacolo, e sport al fine di riallineare tutti questi settori con la dirittura dell'ordine morale”, Lo ha detto il prof. Jeffrey J. Langan (Holy Cross College of the University of Notre Dame) intervenendo venerdì mattina al Convegno "La fede e la ragione" presso la Pontificia Università della Santa Croce.
Lo studioso, che ha offerto una disamina sulla "Fede in una cultura di libero mercato", è partito dalla consapevolezza che oggi è in corso "un vero e proprio conflitto culturale ridotto a elementi essenziali di identità" e che "non sembra esservi alcun dubbio che, tra tutti, un gruppo in particolare si trova oggi a esercitare il potere in maniera dominante".
Riferendosi poi alle maggiori industrie di formazione culturale, Langan ha rilevato che "questi settori vitali sembrano essere controllati, almeno nel mondo occidentale, da interessi alieni al cattolicesimo", pur essendovi cattolici che vi partecipano, i quali però "devono comunque affrontare il pericolo di vedere l'informazione distorta dalle prospettive altrui nonché da quelle impostegli dalla necessità di compromettere, adottare e far propria una visione culturale antitetica all'ordine morale".
Volgendo quindi lo sguardo ad Internet, il professore dell'Holy Cross College dell'Università di Notre Dame ne ha ravvisato "gli stessi problemi".
Anche se "la quasi totalità di organi e gruppi di informazione, televisioni, promotori sportivi, registi, imprenditori di alto calibro, e politici, guarda a Internet quale nuova e promettente forma mediatica per lo sviluppo e la promozione di cultura", tuttavia "in assenza di sanzioni volte a far valere un insieme di norme morali, anche internet finirà col cadere sotto il dominio dei plutocrati e degli oligarchi".
Questo perché "la libertà necessita di un certo grado di protezione altrimenti si troverà sempre in balia di una delle passioni dominanti".
La risposta a queste problematiche si troverebbe nel "ricostruire la basi filosofiche del sistema educativo", attraverso le quali "le famiglie o le varie associazioni esistenti in una società" potranno "avvalersi di criteri-guida morali nel valutare il proprio ambiente culturale".

Contributi 7 - La fede è la garanzia della razionalità della ragione


Il prof. O’Callaghan al Convegno “La fede e la ragione” alla Santa Croce

ROMA, giovedì, 26 febbraio 2009 (ZENIT.org).
“La fede è la garanzia della razionalità della ragione”. Ad affermarlo è il prof. Paul O’Callaghan, docente stabile di Teologia presso la Pontificia Università della Santa Croce, intervenuto questo giovedì mattina al Convegno “La fede e la ragione” in corso fino a domani presso lo stesso ateneo pontificio.
“Non c’è mai una fede pura, né una ragione pura – ha sottolineato il docente – . Ogni fede è ragionevole/razionale, o dovrebbe esserlo: se non lo è si tratta di una fede patologica; e ogni ragione è affidabile/fiduciosa: se non lo è si tratta di una ragione patologica”.
Lo studioso, prendendo poi spunto dall’enciclica "Fides et ratio" di Giovanni Paolo II, di cui il Convegno celebra il decimo anniversario, ha quindi esposto alcune riflessioni sulla “necessità che la ragione umana ha della fede, e la fede della ragione”.
In pratica, O’Callaghan ha mostrato perché “si può dire che la fede cristiana contribuisce affinché la ragione umana diventi ‘ragione’ nel senso pieno della parola, e perché l’agire dell’uomo deve essere considerato come un elemento essenziale nell’accoglienza della rivelazione divina, ossia nella costituzione della fede”.
E ha affermato che “questa mutua appartenenza fede-ragione” si sviluppa in tre momenti:
“In primo luogo, partendo dalla cristologia, si è notato che la razionalità non è opposta alla fede, perché la ragione umana incontra la sua base in Cristo, il Lógos incarnato, Creatore del mondo, che a sua volta è l’oggetto primordiale dalla fede”.
Inoltre, “la storia della filosofia ha dimostrato che la fede contribuisce alla comprensione della razionalità in tre modi: dando certezza, offrendo coerenza, e invitandolo ad aprirsi ad una intelligibilità esterna che spinge la mente più in là di ciò che potrebbe raggiungere con le proprie forze”.
In terzo luogo, infine, “per quanto riguarda il valore del singolo, la razionalità umana non può prescindere dalla categoria fondamentale della comunicazione tra i lógoi singoli, quella del dialogo”.

Interventi 1 - Riflettiamo sul tempo della Quaresima




Marina mi trasmette una sua riflessione sulla Quaresima che volentieri pubblico:

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Ritorna un’altra Quaresima, un’altra “preziosa” opportunità per “rinnovare profondamente” il nostro cuore in vista della S. Pasqua.
Mi viene spontaneo chiedermi a questo punto: ma chi non ha bisogno di sentirsi rinnovato interiormente? Chi di noi non è chiamato, in un determinato momento, a fare il punto della propria esistenza senza falsità ma con onestà e lealtà?
A mio parere, tutti abbiamo bisogno di un “tempo” che ci aiuti a capire quali sono i nostri errori davanti a Dio per poterci correggere e, cambiare, se lo desideriamo, la nostra vita.
La Quaresima, allora, è “il tempo privilegiato” nel quale tutto questo può realizzarsi: ciascuno di noi, in questo periodo, è chiamato, in prima persona, a riscoprire il senso profondo della penitenza, intesa come cammino di conversione anzitutto interiore. Ed il segreto per vivere in modo efficace questo “tempo forte” che la Chiesa ci regala è proprio quello di riconoscerci peccatori, lasciando le strade sbagliate che abbiamo percorso fino ad ora a causa del peccato per ritornare da Colui che ci aspetta con tanto amore per donarci il Suo perdono.
In questo “tempo di grazia” siamo invitati a rientrare in noi stessi, per fare il punto della situazione. Quale stile di vita stiamo seguendo? Siamo capaci di fare marcia indietro se ci rendiamo conto di avere percorso vie sbagliate finora? Siamo capaci di chiedere perdono a Dio e agli uomini per i nostri errori?
Il tempo quaresimale ci è dato anzitutto perché “cambiamo vita”: è il tempo delle decisioni forti, del distacco fermo e deciso da tutto ciò che non ci porta a Dio e che ci fa perdere la sua grazia. In questo senso le opere di penitenza che riusciamo a fare sono la conseguenza di una determinazione precisa a cambiare in meglio la nostra vita.
Ognuno di noi sa e conosce quali sono i propri punti deboli, le tentazioni di cui è maggiormente preda: ma mai scoraggiarsi!
In Quaresima ci vengono date tre armi molto potenti per combattere contro lo spirito del male che vuole la nostra distruzione: la preghiera, il digiuno e l’elemosina.
Con questi tre scudi di difesa non temiamo; teniamoci stretti a Gesù e procediamo senza esitazione per giungere con passo libero e spedito verso i misteri pasquali.
Impariamo, dunque, a valorizzare questo “tempo forte” dell’anno liturgico come un grande dono che il Signore ci fa. E’ questo il momento veramente “favorevole” per mutare vita: approfittiamone e non sprechiamo questa opportunità che Dio ci sta donando: non sappiamo quante ne avremo ancora.

post 4 - beati i poveri di spirito


Mi sono chiesto spesso chi fossero questi poveri di spirito che Gesù definisce beati.
E penso di aver trovato una risposta.
Il povero in spirito è colui che non confidando per nulla in se stesso, pone tutte le sue speranze e tutto il suo affetto su Gesù stesso.
Non i forti, i self-made men o chi sa sempre tutto e non deve chiedere mai.
Ma chi, conscio del proprio limite e del proprio nativo peccato si affida alla Misericordia di nostro Signore come potente ancora di salvezza. Sono gli umili, i deboli (armati però della potente forza e corazza di Dio). Sono coloro che sanno di non potersi salvare con la loro bravura.
Tutti gli altri, gli arroganti, i saccenti e coloro che presumono di sè, non sono definiti beati, perchè contando solo su se stessi e le loro forze, costruiscono la loro casa sulla sabbia dove è destinata, presto o tardi a crollare miseramente.

giovedì 26 febbraio 2009

Contributi 6 - Ci vorrebbe una carezza del Nazareno




«L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque» (Enzo Jannacci, Corriere della Sera, 6 febbraio 2009).
Ma una vita come quella di Eluana si può riempire di senso? Ha ancora significato?La morte di Eluana non ha chiuso la porta a queste domande. Anzi. Non è tutto finito, come un fallimento della speranza per chi la voleva ancora in vita, o come una liberazione per chi non riteneva più sopportabile quella situazione. Proprio ora la sfida si fa più radicale per tutti. La morte di Eluana urge come un pungolo: come ciascuno di noi ha collaborato a riempire di senso la sua vita, che contributo ha dato a coloro che erano più direttamente colpiti dalla sua malattia, cominciando da suo padre?
Quando la realtà ci mette alle strette, la nostra misura non è in grado di offrire il senso di cui abbiamo bisogno per andare avanti. Soprattutto, di fronte a circostanze dolorose e ingiuste, che non sembrano destinate a cambiare o a risolversi, viene da domandarsi: che senso ha? La vita non è forse un inganno?
Il senso di vuoto avanza, se rimaniamo prigionieri della nostra ragione ridotta a misura, incapace di reggere l’urto della contraddizione. Ci troviamo smarriti e da soli con la nostra impotenza, col sospetto che in fondo tutto è niente.
Possiamo «riempire di senso» una vita quando ci troviamo davanti a una persona come Eluana? Possiamo sopportare la sofferenza quando supera la nostra misura? Da soli non ce la facciamo. Occorre imbattersi nella presenza di qualcuno che sperimenti come piena di senso quella vita che noi stessi invece viviamo come un vuoto devastante.
Neanche a Cristo è stato risparmiato lo sgomento del dolore e del male, fino alla morte. Ma che cosa in Lui ha fatto la differenza? Che fosse più bravo? Che avesse più energia morale di noi? No, tanto è vero che nel momento più terribile della prova ha domandato che gli fosse risparmiata la croce. In Cristo è stato sconfitto il sospetto che la vita fosse ultimamente un fallimento: ha vinto il Suo legame col Padre. Benedetto XVI ha ricordato che per sperare «l’essere umano ha bisogno dell’amore incondizionato. Ha bisogno di quella certezza che gli fa dire: “Né morte né vita… potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù” (Rm 8,38-39). Se esiste questo amore assoluto con la sua certezza assoluta, allora – soltanto allora – l’uomo è “redento”, qualunque cosa gli accada nel caso particolare» (Spe salvi 26).
La presenza di Cristo è l’unico fatto che può dare senso al dolore e all’ingiustizia.
Riconoscere la positività che vince ogni solitudine e violenza è possibile solo grazie all’incontro con persone che testimoniano che la vita vale più della malattia e della morte.
Questo sono state per Eluana le suore che l’hanno accudita per tanti anni, perché, come ha detto Jannacci, anche oggi «ci vorrebbe una carezza del Nazareno, avremmo così tanto bisogno di una sua carezza», di quell’uomo che duemila anni fa ha detto, rivolgendosi alla vedova di Nain: «Donna, non piangere!».
Comunione e Liberazione 10 febbraio 2009

Contributi 5 - Comunicato stampa CL

SUL FINE VITA SIAMO COL CARDINAL BAGNASCO
In relazione al dibattito intorno a una legge sul fine vita, Comunione e Liberazione condivide le ragioni più volte espresse dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e rese ancora più attuali dopo la morte di Eluana Englaro: «Il vero diritto di ogni persona umana, che è necessario riaffermare e garantire, è il diritto alla vita che infatti è indisponibile. Quando la Chiesa segnala che ogni essere umano ha un valore in se stesso, anche se appare fragile agli occhi dell’altro, o che sono sempre sbagliate le decisioni contro la vita, comunque questa si presenti, vengono in realtà enunciati principi che sono di massima garanzia per qualunque individuo» (Prolusione al Consiglio permanente della Cei, 26 gennaio 2009).
Lo stesso Benedetto XVI, nell’Angelus del 1° febbraio 2009, ha ricordato che «la vera risposta non può essere dare la morte, per quanto “dolce”, ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano».
Per questo, di fronte alle polemiche suscitate da ambienti laici e anche da cattolici, restano per noi valide le preoccupazioni del cardinale Bagnasco e della Cei sulla necessità di «una legge sul fine vita, resasi necessaria a seguito di alcune decisioni della giurisprudenza. Con questa tecnica si sta cercando di far passare nella mentalità comune una pretesa nuova necessità, il diritto di morire, e si vorrebbe dare ad esso addirittura la copertura dell’art. 32 della Costituzione».
Chi si impegna in politica secondo ragione può trarre da queste preoccupazioni della Chiesa uno sguardo più vero alla vita degli uomini, nel difficile compito di servire il bene comune.
l’ufficio stampa di CL
Milano, 26 febbraio 2009.

Contributi 4 - Così pregava S.Francesco


Padre Nostro
Santissimo Creatore, Redentore, Consolatore e Salvatore nostro
Che sei nei cieli...
negli Angeli e nei Santi illuminandoli a conoscere che tu, Signore, sei luce;infiammandoli ad amare, perchè tu, Signore, sei amore;inabitando in essi, pienezza della loro gioia, poichè tu, Signore, sei il sommo bene, eterno,dal quale viene ogni bene, senza il quale non vi è alcun bene.
Sia santificato il tuo nome...
si faccia più chiara in noi la conoscenza di te,per poter vedere l'ampiezza dei tuoi benefici,l'estensione delle tue promesse, i vertici della tua maestà,le profondità dei tuoi giudizi
Venga il tuo regno...
affinchè tu regni in noi per mezzo della grazia e tu ci faccia giungere al tuo regno dove ti vedremo senza ombre,dove sarà perfetto il nostro amore per te, piena di gioia la nostra unione con te, eterna la nostra felicità.
Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra
affinchè ti amiamo con tutto il cuore sempre pensando a te;con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzionie in ogni cosa cercando il tuo onore. Fa' che possiamo amare il nostro prossimo come noi stessi,trascinando tutti al tuo amore,godendo dei beni altrui come dei nostri,aiutando gli altri a sopportare i mali e non recando offesa a nessuno.
Dacci il nostro pane quotidiano...
il tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, da' a noi oggia ricordo e riverente comprensione di quell'amore che ebbe per noi,e di tutto ciò che per noi disse, fece e patì.
Rimetti a noi i nostri debiti...
per la tua ineffabile misericordia in virtù della passione del Figlio tuo e per l'intercessione e i meritidella beatissima Vergine Maria e di tutti i santi.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori...
e quello che noi non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore fa' che pienamente perdoniamo,sì che, per amor tuo, si possa veramente amare i nostri nemici... e a nessuno si renda male per male, e si cerchi di giovare a tutti in te.
Non ci indurre intentazione...
nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
E liberaci dal male...
passato, presente e futuro.
Amen

Contributi 3 - Teresa di Calcutta affermava

La beata Teresa di Calcutta affermava:
"La prima povertà dei popoli è di non conoscere Cristo", e ci scuoteva dicendo: "La gente ha fame di Dio. La gente è assetata di amore. Ne siamo coscienti? Lo sappiamo? Lo vediamo? Abbiamo occhi per vederlo? Quanto spesso il nostro sguardo erra senza fermarsi. Come se non facessimo altro che attraversare questo mondo. Dobbiamo aprire gli occhi, e vedere".

domenica 22 febbraio 2009

Contributi 2 - In Gran Bretagna si censura il cristianesimo

La censura del cristianesimo
I credenti e i militanti pro-vita bersagliati dal politically correct
di padre John Flynn, LC
ROMA, domenica, 22 febbraio 2009 (ZENIT.org).- È tornata la censura; non sulla pornografia o su posizioni politiche impopolari, ma contro il cristianesimo e le opinioni pro-vita.
Un certo numero di casi recenti evidenzia la tendenza a voler mettere a tacere le convinzioni impopolari.
Un'infermiera battista di nome Caroline Petrie è stata sospesa dal suo lavoro presso il North Somerset Primary Care Trust, in Gran Bretagna, per essersi offerta di pregare per una paziente, secondo quanto riferito dal Telegraph il 1° febbraio scorso.
Mentre si prendeva cura della paziente, la Petrie si era offerta di pregare per lei. La paziente non ha accettato l'offerta e la Petrie non ha insistito. Successivamente l'infermiera è stata sospesa.
La paziente, May Phippen, ha poi dichiarato al Telegraph in un articolo pubblicato il giorno successivo che non si era assolutamente lamentata dell'offerta della Petrie e che tutto ciò che ha fatto è averlo raccontato a un'altra infermiera. La Phippen ha anche detto di non volere che la Petrie venisse licenziata per tale questione.
Il Christian Medical Fellowship ha affermato che la sospensione di Caroline Petrie equivale a una discriminazione religiosa, secondo il quotidiano Daily Mail del 3 febbraio.
Il segretario generale dell'organizzazione, Peter Saunders, ha detto al quotidiano che sono migliaia i cristiani che lavorano nel settore sanitario e che la preghiera è una parte quotidiana e normale della loro vita.
"Potrebbe essere opportuno estendere l'anamnesi medica anche al fine di sapere l'orientamento del paziente rispetto alla preghiera, soprattutto in un Servizio sanitario nazionale in cui alcuni enti effettivamente pagano dei guaritori spirituali come parte del personale medico", ha spiegato. In seguito alle diffuse proteste e all'attenzione della stampa nei confronti della sospensione, la Petrie è stata riammessa al lavoro, secondo quanto riferito dalla BBC il 5 febbraio.
"La professione infermieristica, rispetto a ogni altra, è fortemente radicata nella tradizione cristiana", ha osservato il Vescovo anglicano di Rochester, Michael Nazir-Ali, in un articolo d'opinione pubblicato sul Telegraph il 7 febbraio.

La risacca della fede
"La lunga risacca del mare della fede sembra diventare più forte", ha osservato. "Le infermiere non possono pregare, il Credo non può essere recitato nelle funzioni cristiane per timore di offendere i non credenti, i consulenti matrimoniali cristiani vengono rimossi perché credono nel matrimonio cristiano e le agenzie di adozione cristiane non possono ricevere finanziamenti pubblici perché credono che la sistemazione ideale dei bambini sia in famiglie composte da una madre e un padre".
Parole forti, ma la cui fondatezza è stata confermata anche da alcune notizie pubblicate qualche giorno dopo, secondo cui la casa editoriale britannica Wiley-Blackwell ha deciso di ritirare la sua Enciclopedia della civiltà cristiana, di quattro volumi, perché troppo cristiana.
La notizia di questo episodio di censura editoriale è stata data da Edward Feser, uno degli autori dell'Enciclopedia, in un articolo pubblicato l'11 febbraio dal National Review Online.
L'Enciclopedia è stata controllata nei suoi dati, revisionata e approvata dall'editore, e poi mandata alla stampa e formalmente presentata, ha spiegato Feser.
Ciò che è successo dopo, ha proseguito, è che un piccolo gruppo di accademici ha protestato sul contenuto, ritenendolo "eccessivamente" cristiano. Gli studiosi hanno anche obiettato sull'uso delle indicazioni cronologiche "a.C." e "d.C.", e hanno chiesto maggiore "equilibrio" con l'aggiunta di materiale anticristiano.

La notizia di queste critiche all'Enciclopedia è giunta subito dopo il caso di una madre affidataria che è stata licenziata dalle autorità comunali dopo che una ragazza musulmana che le era stata affidata si è convertita al cristianesimo.
La madre affidataria ha raccontato al quotidiano Daily Mail (articolo pubblicato il 7 febbraio) di essersi presa cura di 80 bambini negli ultimi 10 anni. "È anche la mia unica fonte di reddito", ha spiegato. "Sono un'affidataria single ed è tutto ciò di cui posso vivere".
La donna ha precisato di non aver esercitato pressioni sulla ragazza sedicenne perché si convertisse. Secondo il Daily Mail, la ragazza aveva mostrato interesse per il cristianesimo già prima di essere data in affidamento.
L'affidataria sta facendo ricorso contro la decisione del comune, con l'aiuto del Christian Institute. Mike Judge, un portavoce dell'Istituto, ha detto al giornale: "Se si fosse trattato di un'affidataria atea, con una bambina che avesse smesso di credere in Dio, non credo che sarebbe stata licenziata".
Un altro episodio di misure mirate contro il cristianesimo si è verificato lo scorso anno in relazione a un presbitero anglicano che è stato estromesso dai programmi della BBC, secondo il quotidiano Telegraph del 14 settembre.
Il reverendo G. P. Taylor è autore di "Shadowmancer", un libro che nel 2003 è stato per 15 settimane in vetta alla classifica dei libri più venduti. In passato aveva partecipato a numerosi programmi della BBC. "Una volta che hanno preso atto che io stavo promuovendo il cristianesimo nei miei libri, mi è stata chiusa la porta", ha spiegato.
"Non possiamo apparire come promotori di Gesù", è stato detto a Taylor da un produttore della BBC, secondo il Telegraph.

Esclusione dalle università
Intanto, in Canada, un'organizzazione contraria all'aborto si è vista revocare il 10 febbraio il proprio statuto di club dell'Università di Calgary dall'associazione degli studenti, secondo quanto riferito dal Calgary Herald il giorno dopo.
Dopo un'udienza durata 10 minuti scarsi, il comitato per i club ha deciso di escludere il club Campus Pro-Life, perché avrebbe violato le regole nella presentazione del Genocide Awareness Project. Di conseguenza, il club non potrà accedere alle strutture, né ai finanziamenti.
Il club aveva presentato immagini di feti abortiti nelle strutture del campus. La segretaria dell'organizzazione, Asia Strezynski, ha chiesto all'associazione degli studenti esattamente quali regole fossero state violate con l'esposizione, ma il comitato non ha fornito risposte.
Già prima che fosse presa la decisione di sospendere il club, la Canadian Civil Liberties Association (CCLA) aveva avvertito che il diniego dello status a gruppi che protestano contro l'aborto è una violazione della libertà di espressione, secondo quanto riferito dal Globe and Mail il 2 febbraio.
La CCLA ha inviato una lettera alla Canadian Federation of Students, in cui pone obiezioni a una risoluzione che sostenga il diniego delle associazioni degli studenti a dare finanziamenti e spazi pubblici ai gruppi anti-aborto.
Non è la prima volta che i gruppi pro-vita vengono censurati da associazioni studentesche di università canadesi. Lo scorso anno, l'organizzazione Students for Bioethical Awareness si è lamentata per la cancellazione di un dibattito pubblico sull'aborto e perché le era stato negato l'utilizzo delle strutture universitarie, secondo il quotidiano National Post del 27 giugno.
Finanziamenti pubblici
Anche gli Stati Uniti sono terreno di scontro sul ruolo della religione nella sfera pubblica, tanto che i finanziamenti pubblici alle attività caritative della Chiesa cattolica sono messi a rischio.
La American Civil Liberties Union ha fatto ricorso alla Corte Federale di Boston sostenendo che la Chiesa starebbe imponendo la sua visione religiosa sulle vittime della tratta degli esseri umani, in quanto impedirebbe che i finanziamenti pubblici vengano usati per finanziare la contraccezione, i preservativi e l'aborto, secondo quanto riferito dall'Associated Press il 12 gennaio.
La denuncia sostiene che il Dipartimento per la salute e i servizi alla persona degli Stati Uniti, ovvero la fonte dei finanziamenti, abbia permesso alla Conferenza Episcopale USA di limitare i servizi forniti dalle organizzazioni ad essa sottoposte.
Secondo l'Associated Press, la Conferenza Episcopale ha iniziato ad amministrare i fondi nel 2006, incaricando alcune organizzazioni di servizi sociali di fornire i servizi.
"Continueremo a fornire quei servizi, previsti dal contratto, che sono in linea con la nostra visione della vita e della dignità della persona umana", ha affermato suor Mary Ann Walsh nell'articolo.
Una sana laicità della società non ignora la dimensione spirituale e i suoi valori, ha dichiarato Benedetto XVI nel suo discorso dell'8 gennaio ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
La religione, ha ribadito il Papa, "non è un ostacolo, ma piuttosto un solido fondamento per la costruzione di una società più giusta e più libera". Un'affermazione che solleva la questione sul tipo di società che si avrebbe se il cristianesimo fosse del tutto censurato ed escluso.

Contributi 1 - Comunicato Stampa n.70 di Verità e Vita

Morire è una condizione naturale, un fatto ineluttabile della nostra condizione umana.
Ma quella di Eluana Englaro non è stata una morte naturale.
La verità è molto semplice: Eluana Englaro è stata uccisa.
E quando qualcuno viene ucciso, la giustizia degli uomini ha il dovere di indagare le responsabilità penali personali di coloro che hanno commesso il fatto criminoso.
Per questo motivo – senza alcuna esitazione e senza alcun ripensamento – confermiamo quanto annunciato nelle scorse settimane: Verità e Vita presenterà quanto prima una denuncia alla Procura della Repubblica di Udine con l’ipotesi del reato di omicidio volontario.
Verità e Vita si batterà – insieme a tutti coloro che vorranno invocare giustizia – affinché i colpevoli di questo abominevole delitto vengano processati e condannati da un tribunale dello Stato Italiano.Ci sono delle responsabilità penali, e toccherà alla magistratura accertarle.
Ma vogliamo dire – con la nostra abituale schiettezza – che esiste anche una colpa morale, esiste una responsabilità che sfugge alle aule dei tribunali, ma che non può sottrarsi a un Giudizio più profondo e decisivo.
Noi vogliamo dirlo forte: sono in molti ad avere sulla coscienza questo delitto. L’uccisione di Eluana pesa innanzitutto sulla coscienza di suo padre Beppino, anche se fortissimi sono i condizionamenti che ha dovuto subire. Appare lui il principale artefice di questa infernale procedura, nella quale i padri vagano alla ricerca di un giudice che li autorizzi a togliere di mezzo i propri figli. L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza di quegli avvocati che hanno abilmente difeso le ragioni della morte contro quelle della vita, continuando a conservare una cattedra come docenti in quella Università cattolica che fu fondata da Padre Agostino Gemelli, non certo per propagare in Italia il diritto a uccidere i malati per fame e per sete. L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza di quei magistrati che in questi anni hanno scritto decisioni di morte. O che non hanno impedito la consumazione del delitto. L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza di quei medici che, in spregio alla loro vocazione e alla deontologia ippocratica – hanno dichiarato ai mass media che “Eluana era già morta 17 anni fa”. L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza di quei politici che, in spregio al loro dovere di agire per il bene comune, hanno detto che si poteva lecitamente far morire per fame e per sete una donna inerme. L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza di quegli altri politici “moderati”, che hanno spiegato che bisognava “abbassare i toni”. Come se – di fronte a uno che sta affogando nelle acque di un fiume – l’importante fosse non disturbare la quiete pubblica urlando con quanto fiato abbiamo in corpo “aiuto!”.L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza del Presidente della Camera Gianfranco Fini, che con le sue esternazioni si candida a raccogliere l’eredità politica non di Silvio Berlusconi, ma di Marco Pannella. L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza del senatore a vita Giulio Andreotti che, dopo aver firmato nel 1978 la legge 194 sull’aborto, in questa occasione ha parlato per dire che lo Stato non doveva intervenire per salvare Eluana. Ha parlato, e sarebbe stato meglio se avesse taciuto: non avrebbe aggiunto al computo tremendo dei 5 milioni di italiani uccisi dall’aborto di Stato un’altra vittima innocente. L’uccisione di Eluana pesa sulla coscienza di tutti coloro che in questi mesi hanno riempito le nostre orecchie con il loro assordante silenzio: credenti e non credenti, intellettuali e gente comune, laici e vescovi, che - forse per codardia - hanno taciuto, abbandonando questa vittima muta al suo destino. L’uccisione di Eluana pesa – soprattutto – sulla coscienza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E’ stato lui a rifiutarsi di firmare un decreto che avrebbe letteralmente salvato la vita di questa donna. Questione di due-tre giorni: i due-tre giorni che sono serviti per ucciderla.
Può darsi che, adesso, la grande macchina organizzata per togliere di mezzo Eluana si metta a fare baccano per impedire che si dicano queste verità.
A noi la cosa non fa paura.
Andremo avanti, e chiediamo a tutti di fare lo stesso. Perché non ci sia, mai più, un’altra Eluana ammazzata così.
Per il Comitato Verità e Vita
Mario Palmaro, Presidente
Marisa Orecchia, Vicepresidente
Mario Paolo Rocchi, Vicepresidente
Giuseppe Garrone, Segretario
Paolo Gregori, Tesoriere
Giovanni Ceroni, Socio
Elena Baldini, Socia
10/02/2009

post 3 - da soli no

C'è una cosa evidente agli occhi di ogni uomo che desideri vivere la propria fede in Cristo. Da soli non ci riusciamo! Non basta tutta la nostra bravura (vera o presunta che sia), non basta la nostra coerenza (spesso più presunta che vera).
Occorre un Altro!
Occorre appoggiarsi a qualcosa di solido e forte. La preghiera.
Occorre riconoscere la propria strutturale fragilità e affidarsi ad una Misericordia più grande della nostra giustizia.
Occorre aprire il nostro cuore all'abbraccio di Chi, avendoci creati e redenti ci vuole anche con Sè per sempre. Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo per farsi compagno del faticoso cammino della vita dell'uomo. E all'uomo è chiesto, se vuole essere vivo, vero e salvo di riconoscere e ricambiare l'abbraccio di Cristo e di farsi cambiare da Lui ricambiandone l'amore.

mercoledì 18 febbraio 2009

post 2 - mala tempora currunt

Corrono brutti tempi. Il cristianesimo è non solo ignorato da gran parte della popolazione italica, ma ancor di più pubblicamente osteggiato. Sto pensando all'iniqua sentenza di morte per Eluana Englaro resa possibile dalla Cassazione e dall'ignavia colpevole di Napolitano, sto pensando al giudice non sanzionato per essersi rifiutato di svolgere il suo lavoro in un'aula di tribunale ove era affisso un Crocifisso e sto pensando anche ai tanti crimini contro l'uomo (o in questo caso specifico le donne) con gli stupri impuniti da giudici dalla scarcerazione facile, ma non dimentico il tredicenne che accoltella il proprio insegnante di musica. E' troppo evidente che, come diceva Eliot 'si è abbandonato Dio non per seguire altri dei, ma per non seguirne nessuno', è altrettanto evidente che la popolazione è allo sbando e alla deriva morale. Non ci sono più valori di riferimento ma solo il proprio io che si inalbera e si erge a giudice unico della realtà. Occorre una fioritura di una nuova umanità toccata e commossa da Cristo che sappi essere fermento, come è accaduto alla caduta dell'impero romano, di una nuova cultura e una nuova civiltà.
Senza Cristo l'uomo, ogni uomo è fatalmente preda dei propri umori e malumori, del proprio istinto auto distruttivo e del signore del male che da sempre, in lotta con Dio, vuole distruggere l'uomo.
Preghiamo perchè questa nuova umanità sorga e perchè noi possiamo esserne parte attiva.

domenica 15 febbraio 2009

post 1 - introduzione

Questo blog è assolutamente e fortemente di parte, dalla parte di Cristo, dalla parte dell Chiesa Cattolica, e di conseguenza è uno spazio libero in cui far fermare pensieri che siano concretamente cristiani, che aiutino l'uomo, qualunque uomo,a cominciare dal sottoscritto, a riavvicinarsi a Cristo, redentore dell'uomo (come proclamava Giovanni Paolo II all'inizio del suo pontificato circa 30 anni fa). Ci saranno principalmente tre tipologie di messaggi: i post (questo è il primo in assoluto) che sono opera mia e di cui rispondo in toto e gli interventi cioè quanto inviatomi in qualunque forme da chiunque di voi (che potrà volendo venire indicato) e infine i contributi, testi pubblici, opera di chiunque, (ma sempre indicando in chiaro autore/fonte) vengono inseriti all'interno del blog perchè ritenuti utili e interessanti. I lettori possono intervenire liberamente su ogni tema fra quelli presenti, sempre con lo spirito di voler costruire e mai per denigrare.
Non sono ammessi turpiloqui e bestemmie, sono graditi interventi, suggerimenti, testi di preghiere, racconti di esperenze spirituali. Se vi è possibile lasciate altrove l'imbecillità. La vita è cosa troppo seria per prenderla sotto gamba. Chi non è credente non è obbligato a leggere. Anche se la cosa potrebbe fargli molto bene. Ma ora basta, andiamo a cominciare......

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